care e illustrare l’iscrizione senza supplemento, indicando ai let-
tori le ragioni per le quali è impossibile di farne uno soddi-
sfacente.
Datemi, vi prego, le vostre nuove, e quelle dei vostri studi
più distesamente che nell’ultima vostra, la quale è ben laconica.
Vogliatemi bene e credetemi sempre il vostro
affettuosissimo cugino
Leopardi.
Non mi allungo di più, perchè sto sempre peggio di salute,
e lo scrivere mi è gran fatica.
695. |
Di Giuseppe Melchiorri. |
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Caro Giacomo
Rispondo alla tua carina dei 24. p.° p.° Ho piacere di sentire che
abbi finalmente ricuperata la lettera mia nella quale era inclusa la copia
dell’iscrizione Stratonicense. Le ragioni che tu mi adduci sulle diffi-
coltà de’ supplementi sembrano giuste, ne io saprei cosa ridirci. E veris-
simo che la lingua della med.a, è affatto diversa dall’altre, onde se non
mi si presenta altra miglior strada, il che è impossibile farò conto di
darla così come stà. Quello che vorrei però dimandarti si è, che mi
dicesti cosa ne pensi per l’epoca. Tù hai svolte le opere latine de’ nostri
antichi più di me sicuramente, ed avendo una sì felice memoria, dimmi
se trovi somiglianza nella lingua con altri, e se dal contesto, e dalla
rimembranza di storiche vicende ti sembra che possa nulla di positivo
stabilirsi sull’epoca di questa legge. Luigi Cardinali al quale la com-
municai, e che ha voluto scrivere un prodromo alla mia opera, o sia
una divinatici sull’età del marmo, suppone da alcune frasi che vi si leg-
gono esser quella una legge emanata dagl’imperatori Antonini, leggen-
dosi in un luogo conjubemus quasi simul jubere. Non so quanto questa
opinione del Cardinali sia vera; ella è basata sull’osservazione che nel
marmo si parla di tempi in cui una pace universale, era succeduta a
guerre grandissime, massimamente contro i barbari. Dimmi però la