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A Giuseppe Melchiorri. |
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Caro Peppino.
Dopo molte ricerche fatte dietro la vostra ultima, mi è resa
finalmente dall’Ufficio di Macerata la vostra dei 13 Marzo colla
copia dell’Iscrizione. Intorno a questa vi dirò liberamente il mio
parere. L’iscrizione è bellissima, insigne, degnissima delle cure
di un antiquario, e vi farà grande onore il pubblicarla colle vostre
illustrazioni. Ma quanto al supplemento che mi chiedete, voi
non avete che a leggere l’Iscrizione per vedere che essa è scritta
in una lingua affatto popolare, nella quale non si segue nessuna
regola di sintassi latina, di significazion di parole, di frasi ec.
Ora questo rende il supplemento impossibile. Per fare un sup-
plemento, bisogna aver una regola conosciuta. Ma tolte vie le
regole conosciute della lingua, che lume resta? Come si può indo-
vinare quello che è stato scritto? Qualunque parola o frase che
si supplisse, non sarebbe che un mera congettura senza nessun
fondamento. Anzi verisimilmente sarebbe falsissima, perchè voi
non potreste supplire se non secondo la lingua latina conosciuta,
e l’iscrizione è fatta in un’altra lingua, cioè in lingua volgare,
le cui regole non si conoscono, o che piuttosto non aveva regole.
Aggiungete poi, che io vi ho sempre detto di non essere anti-
quario, e l’ho detto perchè so che si fa sempre una pessima figura
volendo passare per quello che uno non è, come avverrebbe ora
a me, se volessi prendere a fare questo supplemento, che io non
saprei dove mi metter le mani. Vi dirò di più, che per servirvi
mi sono anche messo alla prova, ci ho studiato, pensato e ripen-
sato, e colla prova non ho fatto che sempre più convincermi
dell’impossibilità di questa cosa per me. Torno a dire, se il sup-
plemento è possibile, ci vogliono cognizioni che io appunto non
ho e confesso di non avere: ma io credo che il supplemento sia
impossibile in questo caso anche agli antiquari, per le ragioni
sopraddette. A me parrebbe che voi poteste benissimo pubbli-