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inutili, ci vorrà pazienza e tornerò da capo. Avendo affidato ad altrui mani il plico, con ordine di affrancarlo, quegli invece l’impostò sem- plicemente, e da ciò forse io ripeto lo smarrimento. Dammi nuove caro Giacomo della tua salute, e ricordati di chi t’ama da vero, e ti augura felicità. Ricevi un tenero abbraccio, e continua a credermi Il Tuo Affmo Cugino, ed A. G. Melchiorri

693. Ad Antonio Fortunato Stella.
Recanati 18 Maggio 1825

Mio Gentiliss. Signore ed Amico. La sua cariss. dei 30 Aprile mi è una nuova prova del suo carattere gentile e cordiale. E perchè io soglio facilmente usar confidenza con chi la merita, e con chi mi favorisce della sua sincera amicizia, le dirò che il venire a Milano e il rivederla e abbracciarla non dipenderebbe se non da me solo, e niuna oppo- sizione vi si troverebbe, se dipendesse similmente da me l’avere il bisognevole pel viaggio e per la dimora, il che finché io sarò quello che noi chiamiamo figlio di famiglia, non debbo mai spe- rare, per piccola cosa che sia quello di che io sono assuefatto a contentarmi. La collezione dei Classici di Torino che io ho esaminata, e sulla quale ho sentito il parere di parecchi filologi insigni, tede- schi e olandesi, francamente le dico clic è pessima, sì per la scelta delle edizioni che vi si sono seguite, sì massimamente per tutto ciò che riguarda le note e i comenti, sì ancora per la correzione tipografica. Debbo però avvertirla che quando io era in Roma, non era ancora incominciata la edizione delle opp. di Cicerone, e il Peyron, per quanto io sentiva dire, non aveva ancora posto mano a quella impresa. Dopo quel tempo i successivi tomi della Collezione torinese non mi sono più venuti alle mani, e non potrei dirlene il mio sentimento. Il Garatoni e il suo Cicerone godono di un’altiss. fama presso gli stranieri, i quali si maravi-