inutili, ci vorrà pazienza e tornerò da capo. Avendo affidato ad altrui
mani il plico, con ordine di affrancarlo, quegli invece l’impostò sem-
plicemente, e da ciò forse io ripeto lo smarrimento.
Dammi nuove caro Giacomo della tua salute, e ricordati di chi t’ama
da vero, e ti augura felicità. Ricevi un tenero abbraccio, e continua
a credermi
Il Tuo Affmo Cugino, ed A.
G. Melchiorri
693. |
Ad Antonio Fortunato Stella. |
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Mio Gentiliss. Signore ed Amico.
La sua cariss. dei 30 Aprile mi è una nuova prova del suo
carattere gentile e cordiale. E perchè io soglio facilmente usar
confidenza con chi la merita, e con chi mi favorisce della sua
sincera amicizia, le dirò che il venire a Milano e il rivederla e
abbracciarla non dipenderebbe se non da me solo, e niuna oppo-
sizione vi si troverebbe, se dipendesse similmente da me l’avere
il bisognevole pel viaggio e per la dimora, il che finché io sarò
quello che noi chiamiamo figlio di famiglia, non debbo mai spe-
rare, per piccola cosa che sia quello di che io sono assuefatto
a contentarmi.
La collezione dei Classici di Torino che io ho esaminata, e
sulla quale ho sentito il parere di parecchi filologi insigni, tede-
schi e olandesi, francamente le dico clic è pessima, sì per la scelta
delle edizioni che vi si sono seguite, sì massimamente per tutto
ciò che riguarda le note e i comenti, sì ancora per la correzione
tipografica. Debbo però avvertirla che quando io era in Roma,
non era ancora incominciata la edizione delle opp. di Cicerone,
e il Peyron, per quanto io sentiva dire, non aveva ancora posto
mano a quella impresa. Dopo quel tempo i successivi tomi della
Collezione torinese non mi sono più venuti alle mani, e non
potrei dirlene il mio sentimento. Il Garatoni e il suo Cicerone
godono di un’altiss. fama presso gli stranieri, i quali si maravi-