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691. A Giuseppe Melchiorri.
Recanati, 10 Maggio 1825.

Caro Peppino, Agli ultimi di marzo o sul principio di aprile, io mancando di vostre lettere già da un mese, vi scrissi per sapere la causa del vostro silenzio.1 Contemporaneamente ricevetti la vostra dei 30 marzo dalla quale capii che voi me ne avevate scritta un’altra2 dove mi mandavate non so quale iscrizione che io non ho mai ricevuta. Non risposi allora, credendo che la mia scrit- tavi nello stesso tempo, e di cui attendevo risposta, vi avrebbe dato a conoscere lo smarrimento di quella vostra prima lettera. Ora dall’ultima vostra, 5 maggio, vedo che nè anche voi rice- veste allora quella mia. Che diamine s’imbroglino queste poste, io non Io so. Mi dispiace lo smarrimento della vostra, e il lungo silenzio ch’è stato tra noi per questi disordini. Intanto io con- tinuo ad amarvi sempre, e veggo dalla vostra che anche voi non vi dimenticate di me. Le vostre lettere mi saranno sempre care, e più caro mi sarà ogni vostro comando. Vi saluto e vi abbraccio con tutto il cuore e sono il vostro affettuoso cugino G. Leopardi.

692. Di Giuseppe Melchiorri.
Roma 15. Maggio 1825.

Caro Giacomo. Con mia grandissima sorpresa sento che non abbi ricevuta la mia lettera ove era inclusa una copia della gran legge annonaria intorno alla quale mi sto ora occupando. Ti mandavo in quella alcuni supple- menti che credevo potersi fare alli pochissimi luoghi mancanti, onde sentire il tuo parere. Lo smarrimento di quella lettera mi duole da vero, giacché mi toccherà a rifar la fatica da capo. Onde ti prego di far fare ricerca all’Ufficio della Posta di Recanati, ed a quello di Macerata, avendomi detto qui in Roma, che sicuramente deve esser costà. Dammi subito avviso del risultato delle tue ricerche, e se mai fossero riuscite