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o se io non mi risolvo a morir di fame il giorno dopo, io non mi posso muover di casa. Vogliatemi bene, e dove io vi possa servire comandatemi. Addio addio. Il vostro Leopardi

690. A Pietro Giordani.
Recanati 6 Maggio 1825.

Giordani mio. Brighenti mi si offerisce di farti ricapitare le mie lettere da Bologna, mandandole io colà. In fine io mi ver- gogno e mi sdegno di tanto lungo silenzio col mio solo amico. Concedimi, caro Giordani, che io ti chiami con questo titolo, e che io viva ancora con questa opinione di avere una persona al mondo che mi ami e che io ami. So che tu sei adesso molto occupato. Perciò non voglio che tu mi scriva lungamente: non ti dimando de’ tuoi casi, de’ tuoi pensieri, de’ tuoi studi. In questi ultimi giorni ho avuta occasione di parlare di te più volte con persone venute da luoghi dove se ne parla,1 perchè qui non ne parla altri che io con me stesso ogni giorno. Quanto più gli uomini mi paiono piante e marmi per la noia che io provo nel- l’usar con loro, tanto più di giorno in giorno io mi confermo nel pensiero che egli ci ha pure uno col quale vivendo e par- lando, mi parrebbe vivere e parlare con un mio simile, o (per dirla meno superbamente) con un uomo: e questi sei tu; tu, solo uomo (e te lo giuro) che potrebbe farmi parere la compagnia più dolce che una solitudine disperata. Se tu mi mancassi al pen- siero, in verità che il mondo mi riuscirebbe un deserto, dove io mi trovassi solo, senza relazione a cosa alcuna. Se ti piace di scrivermi, dimmi che tu stai bene, che mi ami ancora, che io, già nulla al mondo, e meno che nulla a me stesso, sono a te quel medesimo di prima, e questo mi basterà. Io studio il dì e la notte fino a tanto che la salute me lo comporta. Quando ella non lo sostiene, io passeggio per la camera qualche mese; e poi torno agli studi; e così vivo. Quanto al genere degli studi che