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II ■ RACCOLTA ANTOLOGICA volta non la distinguano; laonde acutamente disse Catullo amantem iniuria talis Cogit amare magis, sed bene velie minus. E il popolo dirà facilmente, che Lentulo ama il vino, ma che voglia be¬ ne al vino, non lo dirà così facilmente; è dunque manifesto altro essere l’amore, altro benevolenza. 149. Zanotti v, c. xiii, 151-152 (Qualità dell’animo, § 43): Della concordia. La concordia altro non è, che un comune con¬ sentimento a volere le stesse cose; (...). Nè è però da dirsi, che l’amicizia sia lo stesso, che la concordia; poiché per esser concordi basta vole¬ re le istesse cose; ma per essere amici bisogna, che l’uno le vo¬ glia per ben dell’altro. Ond’è, che due, i quai si convengono di fare la stessa cosa per ben di un terzo, si diranno concordi, ma non per questo si diranno amici; anzi potrebbon’essere anche nemici, potendo due nimici concordarsi insieme a volere il ben d’un ter¬ zo. Gli amici dunque son sempre concordi, almeno in ciò, che appartiene alla felicità loro; ma i concordi non son sempre amici. 150. Zanotti v, c. xiii, 153-154 (Qualità dell’animo, § 44): Della beneficenza. La beneficenza è una consuetudine di far bene ad altri, (...). Laonde si vede, che nell’amicizia non molto ri¬ splende la beneficenza; perchè sebbene colui, che fa benefìcio all’amico, si chiama benefico, ed è; più benefico però si stima esser quello, che fa beneficio all’estraneo; (...). Della gratitudine. (...). È poi anche un’altra ragione,perchè l’amicizia debba credersi diversa dalla gratitudine; e ciò è perchè l’a¬ micizia non può aversi con un nemico, ma la gratitudine può aversi; potendo un nemico, mosso da grandezza d’animo, averci fatto al¬ cun beneficio, di cui noi gli siamo grati. Altro è dunque l’amicizia, altro la gratitudine. 151. Zanotti v, c. xiii, 154 (Qualità dell’animo, § 45): Dell’amor di se stesso. Io non so, se in tutta la filosofia sia parte alcuna, 0 più oscura, 0 più importante di questa. (...) L’uomo è tratto per certo naturale istinto a voler ciò, che è buono a lui. 540