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FRANCESCO MARIA ZANOTTI cessario, acciocché due amicizie tra loro diversissime non si confondano. È dunque da avvertire, che altro è voler bene a uno, perchè ne venga bene a noi; altro è voler bene a uno, perchè facendo egli bene a noi, par convenevole, che noi ne vogliamo a lui. 138. Zanotti v, c. viii, 134 (Qualità dell’animo, § 31): Nel primo caso il fine della benevolenza è l’utile proprio, il qual si segue, e non altro; nel secondo caso l’utile non è il fine della benevo¬ lenza, benché ne sia il motivo, (...). Quindi è, che questa amicizia [del secondo tipo] è più onesta, e contiene virtù; quella prima non è pur degna di esser chiamata amicizia; (...) et essendo diretta ai proprj comodi non è degna di niuna lode. 139. Zanotti v, c. ix, 136 (Qualità dell’animo, § 32): Dell’amicizia, che nasce dal piacere, si posson dire quasi le istesse co¬ se; perchè se il piacere è fine della benevolenza, come se uno vuol bene ad un altro, non perchè questi abbia alcun bene, ma per trarne egli un piacer suo, questa non sarà vera amicizia; perciocché colui, che vuol bene a questo modo piuttosto vuol bene a se stesso, che al¬ l’amico. 140. Zanotti v, c. ix, 136 (Qualità dell’animo, § 33): Ma se il piacere è motivo della benevolenza, e non fine, come se noi vogliam bene a uno, perchè, ponendo egli studio in piacere a noi, par convenevole, che noi altresì ponghiam qualche studio al ben di lui, l’amicizia è senza dubbio molto onesta, essendo ragionevole cosa il voler bene a coloro, che procurandoci alcun diletto ne rendon la vita men nojosa. 141. Zanotti v, c. x, 137-138 (Qualità dell’animo, § 35): L’Amicizia si dice nascere dalla virtù, allora quando uno avve¬ nendosi in un altro, e trovandolo cortese, piacevole, mansueto, et ornato di scienza, e di virtù, e di molte altre qualità belle, e prestanti,gli par de¬ 537