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II ■ RACCOLTA ANTOLOGICA 115. Zanotti iv, c. vi, ho (Virtù intellettuali, § 27): La qual ragione [della classificazione della prudenza tra le virtù pratiche] si intenderà più chiaramente, se noi spieghere¬ mo la differenza, che passa tra il giudicio pratico, e il giudicio speculati¬ vo, potendosi formare intorno alle azioni così l’uno come l’al¬ tro. 116. Zanotti iv, c. vi, iio-iii (Virtù intellettuali, §§ 28-29): Allora dunque si forma un giudicio speculativo sopra un’azione, quando si giudica di essa considerandola, non secondo tutte le circostan¬ ze, che l’accompagnano, ma solo secondo alcune. All’ incontrario ilgiu¬ dicio, che si forma è pratico, qualorsi considerano in qualche partico¬ lare, e determinata azione tutte le circostanze, che l’accompagna¬ no. (...). E se questi giudicj si chiamano pratici, perchè non si chiamerà pratica la prudenza, che gli forma? 117. Zanotti iv, c. vii, 113 (Virtù intellettuali, § 30): Dico dunque, che l’arte è un abito di conoscere e distinguere retta- mente tutto ciò, che si ricerca a render bella, e perfetta l’opera, che si fa; 118. Zanotti iv, c. vii, 115 (Virtù intellettuali, § 31): Di qui alcuni hanno tratto una bellissima differenza, che passa tra la prudenza e l’arte-, ed è, che contra la prudenza non può mai peccarsi senza biasimo, contra l’arte può peccarsi anche con lo¬ de. E la ragione si è, perchè colui, che pecca contro l’arte, può aver giusto motivo di farlo, pensando più tosto a perfezionar se stesso, che il suo lavoro; laddove colui, che pecca contro la pru¬ denza, non può avere niun giusto motivo di farlo; poiché se l’a¬ vesse non peccherebbe più contro la prudenza. 119. Zanotti iv, c. viii, 116 (Virtù intellettuali, §§ 32-34): Il nome greco oocpi'a, che per noi vale sapienza, è stato preso da molti in molte maniere; (...). Aristotele in qual maniere abbia 532