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FRANCESCO MARIA ZANOTTI 16. Zanotti i, c. ix, 31 (Felicità, § 47): Consistendo dunque la vera felicità nella virtù e nel piacere congiunti insieme, pare, che debba dirsi utile tutto ciò, che ne condu¬ ce 0 al piacere, 0 alla virtù; ma non già ciò, che scorgendoci all’uno ci al¬ lontana dall’altra. 17. Zanotti i, c. viii, 31 (Felicità, § 39): Potendo dunque uno aver più beni, che un altro, e quegli stessi beni, che ha l’altro, avergli in grado maggiore, perciocché può uno esser più for¬ te, e più temperante, e più liberale, e più mansueto, e più cortese, e più sano, e più robusto, e più bello, che un altro; quindi è, se¬ condo i Peripatetici, che l’uno possa dirsi più felice dell’altro. 18. Zanotti i, c. viii, 32 (Felicità, § 42): Però veggan li Stoici, proponendo agli uomini una felicità perfettissi¬ ma, di non propor loro una felicità impossibile. 19. Zanotti i, c. ix, 33 (Felicità, § 43): E poi un’altra divisione alquanto più sottile, per cui dividon- si i beni in dilettevoli, et onesti. Nei dilettevoli si cerca il piacere; negli onesti si trova il piacere senza cercarlo. 20. Zanotti i, c. ix, 33 (Felicità, § 44): Il popolo, che non è avvezzo gran fatto a pensar bene, e ret¬ tamente, suole aggiungere una terza classe di beni, che egli chiama uti¬ li, e far la divisione in tre parti. Ma non s’accorge, che quella cosa, che noi chiamiamo utile, non è bene in se stessa, ma, è più tosto un mezzo, che ne conduce a qualche bene, o sia questo il piacere, o la virtù. 21. Zanotti i, c. ix, 33 (Felicità, §§ 45-46): È stata quistione tra i filosofi, se l’azion disonesta possa esser mai u- tile. E certo se ascolteremo li Stoici, non può. Imperocché utile è 509