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ANTONINO VALSECCHI quindi ne nasca, esser essa di sua natura incorruttibile; dal non esser però essa dotata di quelle facoltà ond’è dotata l’anima umana cioè dal non essere capace d’idee astratte, ma di sole sensazioni, ne segue, che in lei non v’ha nè raziocinio, nè libertà, nè merito, nè reato, nè attività a co¬ noscere l’attività, e a goderne: nel che la felicità dell’altra vita è riposta. In conseguenza di ciò le ragioni, che ci persuadono dover eternamente durare l’anima umana separata dal corpo, non hanno luogo a favor del¬ l’anima de’ bruti, quand’anche dir vogliasi spirituale: la qual perciò giu¬ sta i difensori di questo sistema, dirsi può, che compiuto il suo fine, ch’è l’animazione di un corpo resti annichilata, e faccia da corpo a corpo pas¬ saggio. Si può vedere esaminata a lungo, e ribattuta questa ob¬ biezione de’ Libertini dal Boulier nel Saggio Filosofico sopra l’Ani¬ ma delle Bestie (a) (a) «Par. II, Cap. 13.» 17. Valsecchi i, c. v, § 9, 83-84 (Anima, §§ 40-42): Al qual argomento però peso massimo si concilia dal consenso delle Genti, che per mille maniere ci hanno fatto conoscere co- testa lor persuasione dell’eterna durata dell’anima umana nel¬ l’altra vita. Questo consenso sarà da noi posto altrove nel suo più chiaro lume. Ci basti perora udir Cicerone, il quale assicura non potersi additare il principio, in cui nata sia quest’opinione, ma essere sta¬ ta da tutta l’antichità, «la qual», dic’egli (b), «quanto più vicina era al nascimento, e alla divina origine delle cose, tanto meglio per avventura ciò ch’era vero discerneva ». Da quel primo fonte per tanto della umana gente sparsa si è, siccome dell’esistenza della Divinità, così l’opinione dell’immortalità dell’anima: si è sparsa, dico, come da centro a circonferenza per le Nazioni tutte, che han popolata la terra: onde dice lo stesso Tullio (c), «noi andiamo per¬ suasi della durazione eterna dell’Anima appoggiati al consenso di tutte le nazioni. Il consenso poi », siegu’egli a dire (d), « delle Genti tutte in¬ torno a qualche cosa, stimarsi dee legge di Natura. »Ese ciò è vero, come non può dubitarsene, ecco mercè di una tale testimonianza universale e perpetua, unita ai descritti argomenti, posta questa verità nella maggior certezza, che col natio lume aver si possa d’un fatto. 493