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ANTONINO VALSECCHI nodo, che alla materia la strigne, incorruttibile serbasi, ed immortale. Questa è la verità più odiata, e più nemica dei Libertini: agli altri teore¬ mi di Religione si accheterebbero agevolmente, o almeno non vi si oppor¬ rebbero con tanta sfacciatezza, e d’impegno se non portassero in con¬ seguenza la durazione eterna dell’Anima (...) Egli [il Liberti¬ no] esser dee, dice Lucrezio, in un estremo spavento, (a): E con ra¬ gion: poiché se certo il fine...(b) [segue il testo di Lucrezio in italiano] (a) Et merito; nani si certum fine esse viderent Aerumnarum homines, aliqua ratione valerent Religionibus, atque minis obsistere vatum. Nunc ratio nulla est restandi, nulla jacultas, Aeternas quoniam poenas in morte timendum. (b) Et metus ille foras praeceps Acheruntis agendus, Funditus, humanam qui vitam turbat ab imo Omnia suffundens mortis nigrore nec ullam Esse voluptatem liquidam, puramque relinquit. 13. Valsecchi i, c. v, § 2, 76-77 (Anima, § 29): Il Signor di Sant’Evremondo, che ricalcò le tracce segnate già da Montagna, tien per cosa certa che la ragione umana provar non possa l’immortalità dell’Anima, anzi condanna una tale intrapresa (...). Ma di qual carattere fosse la Fede, ch’egli a cotesta divina paro¬ la prestava, e qual fosse la sicurezza, onde, rigettate le dimo¬ strazioni della ragione, assoggettavasi alle decisioni della Religione intorno all’immortalità dell’Anima, ce lo dà ben chiaro a conoscere nel- VOpere sue. (...). Ma ascoltiamo il Signor di Voltaire, il quale succede molto ac¬ conciamente al Signor di Sant’Evremondo. La ragione umana (scriv’egli nella lettera sovrallodata [XIII]) è si poco capace di di¬ mostrare da per se stessa l’immortalità dell’Anima, che «la Religione è stata obbligata a rivelarcela.il ben comune di tutti gli Uomini, che si cre¬ da l’Anima immortale, la Fede ce l’ordina, non ci vuol altro: la cosa è de¬ cisa. » 491