Pagina:Leopardi - Dissertazioni filosofiche, Antenore.djvu/442

II ■ RACCOLTA ANTOLOGICA e l’altro; come per esempio, quando si dice, che la tal cosa e maggiore, o minore di un’altra. 15. Sauri, Met. 1, p. 1, c. 11, 12 (Ente, § 24): Se si abbiano due pesi uguali di oro, A e B, in modo tale, che la loro configurazione, il color loro niente differiscano l’uno dall’altro, ella è cosa evidente, che questi due pesi si equilibreranno, metten¬ doli nei bacili di una bilancia. (...) di maniera che due cose, le quali son simili rispettivamente alla loro figura, alla loro grandezza, al lor peso, si chiamano le medesime cose. 16. Sauri, Met. 1, p. 1, c. 11, 13 (Ente, § 25): Si dice, una cosa essere la medesima numericamente, allor¬ ché si può dare di essa un’affermazion singolare. Se per esempio un uomo ha i due nomi di Pietro, e di Giovanni, si potrà dire, che Pietro è il medesimo, che Giovanni, e reciprocamente: di modo che Pietro numericamente si è la cosa medesima, che Giovanni. 17. Sauri, Met. 1, p. 1, c. 11, 14 (Ente, § 26): Dicesi, che due cose sono differenti, allorché hanno elleno delle pro¬ prietà non uguali. Perciò son differenti tra loro un circolo, ed un triangolo (...). 18. Sauri, Met. 1, p. 1, c. 11, 14 (Ente, § 27): Due esseri estesi son simili, allorché l’uno sia in grande lo stesso, che un altro lo è in picciolo; e non sono eglino simili nel caso op¬ posto. 19. Sauri, Met. 1, p. 1, c. 111, 14 (Ente, § 28): Un essere singolare, 0 sia un essere individuo, si è quello, che è intiera¬ mente determinato; e perciò un triangolo, il quale esista, è egli de¬ terminato intieramente, quanto ai suoi lati, ai suoi angoli, alla sua superfìcie. 466