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SAVERIO POLI E VINCENZO DANDOLO mine, vedi tosto la formazion delle trombe, supponendo solamen¬ te: i. che una nuvola altamente caricata di fluido elettrico si ri¬ trovi o sopra il mare, o sopra la terra: 2. che possa questa nuvola avvicinarsi alla superficie del mare, o della terra: 3. che nell’atmo¬ sfera possa avvenire un cangiamento un poco in umido dell’atmosfera: 4. che allora il fluido elettrico possa aprirsi fra la nuvola e la terra una co¬ municazione molto maggiore di quella del fulmine: 5. che possa allora strascinarsi seco per la sua vicinanza al mare, o alla terra una quan¬ tità di vapore acqueo con cui è già naturalmente combinato: 6. che questa corrente di vapore e di fluido elettrico d’alto in bas¬ so segua la stessa legge de’ fluidi che cadono in un imbuto, giacché si sa che la pressione dell’aria essendo maggiore abbasso che in alto, deve dare appunto a questa tromba una forma conica: 7. che quindi questo cono viene formato dalla reazione dell’aria esterna e dalla forza di pressione, 0 di espansione del fluido discendente: (...) Diz. 7. Poli-Dandolo, Trombe, (Elettricismo, § 36): 8. che quindi aprendosi, come votando un liquido per un imbuto, un vuoto nel mezzo del vortice spirale occasionato dalla forza sunnominata, i corpi tutti dal basso, sian solidi, 0 liquidi, per la pressione laterale deb¬ bono ascendere nel vortice determinato da questo voto: 9. che que corpi che potranno essere trasportati nel vortice, saranno tanto più grandi, quanto più grande sarà il diametro inferiore del cono: 10. che quindi questi corpi chiudendo più, 0 meno il voto della colonna verticale, debbo¬ no essere al vertice del cono lanciati, stracciati, ec. in mille modi: 11. che questi effetti debbono essere tanto più grandi, lunghi e terribili, quanto maggiore è la quantità di fluido elettrico e di vapore vescicolare, che si ri¬ trovano nella nuvola, e quanto più è in giusta proporzione l’umidità, onde il diametro del cono non sia nè soverchiamente grande, nè troppo picciolo: 12. che appunto per questa cagione e per queste circostanze deb¬ bono le cannonate tirate contro quester trombe, distruggerne gli effetti; avvegnaché, squarciandole, si fa strada entro ad esse l’aria esterna con cui l’equilibrio si ristabilisce». 455