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SAVERIO POLI E VINCENZO DANDOLO ne obbliqua all’orizzonte? In tal caso è vero che siffatto corpo sarebbe tratto giù similmente dalla forza di gravità; ma ci sa¬ rebbe il divario che queste due forze in vece di essere opposte come nella supposizione di prima, sarebbero in qualche modo cospiranti. Su tal proposito vi gioverà il rammentarvi che ra¬ gionando noi nel primo volume del moto composto nell’Arti¬ colo ii della v Lezione; facemmo vedere che da coteste due forze ne risulterebbe in quel corpo un moto composto, mercè di cui sarebbe portato a descrivere la diagonale del parallelogrammo, i cui lati verrebbero espressi dalla direzione e dalla intensità delle ac¬ cennate due forze. Nell’Articolo iii delTindicata Lezione di¬ mostrammo eziandio che qualora una delle due forze in vece di produrre un moto equabile, lo generasse ugualmente acce¬ lerato, come in fatti lo produce la forza di gravità; il mobile de¬ scriverebbe una curva. 15. Poli-Dandolo ii, ix, a. 1, § 400, 82 (Gravità, § 24): 400. Comecché nel § 68 si sia francamente dichiarato che la gravità ne’ corpi è ugualmente distribuita in tutte le minime lor particelle; nulladimeno però facendoci l’esperienza vedere d’esservi in ogni corpo un punto, su cui l’intera massa del corpo medesimo mantiensi equilibrata; si concepisce quello da’ meccanici come il sito, in cui l’intera gravità di quel corpo si ritrova accumulata. Quindi è che si denomina egli generalmente centro di gravità; od anche centro della massa; oppur centro d’inerzia-, per esser questa proporzionale alla massa al pari della gravità (§ 45). 16. Poli-Dandolo ii, ix, a. 1, § 401, 82-83 (Gravità, § 25): 401. Prendasi un cubo, per ragion d’esempio, di qualunque ma¬ teria; e si abbia un perno aguzzo collocato fermamente in posizione af¬ fatto verticale. Facendo de’ tentativi si troverà agevolmente che non vi è faccia di esso, la quale non abbia un punto, a cui sottopendo l’e¬ stremità aguzza del perno suddetto, il cubo rimanga perfettamente equi¬ librato, (...). 445