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II ■ RACCOLTA ANTOLOGICA quantità, che van[n]o sempre crescendo; poiché le parti, che ri¬ cevono il suo sforzo, si moltiplicano ad ogni istante; e trovan¬ dosi sempre più sostenute da quelle di dietro, la loro resistenza comune cresce per lo meno in ragione di queste due cagioni. 4. Nollet i, 1. iv, s. 11, 174-175 (Urto, § 14) La velocità del mobile, sia quanto si voglia ritardata unifor¬ memente, o no, egli nulladimeno persevera nella sua prima di¬ rezione, fin che gli resta del moto; e perciò lo sprofondamento, che si fa nella pietra, non è finito, se non quando la palla cessa di muoversi; e reciprocamente si può conchiudere, ch’ella è ri¬ dotta alla quiete, quando le parti della pietra non cedono più, di ma¬ niera che se allora non si trova qualche nuova cagione, che ri¬ metta nella palla il moto, avendo ella consumato intieramente quello, che avea ricevuto nella sua prima determinazione, non si vede che possa muoversi d’avantaggio; ed in fatti l’esperienza dimostra, ch’ella più non si move; imperocché se in luogo della muraglia, ch’è esposto alla percossa, è pietra tenera, 0 gesso, la palla rimane nel bu¬ co, che ha fatto; ovvero pel suo proprio peso ricade, se niente la ferma. 5. Nollet i, 1. iv, s. 11, 175 (Urto, § 15) Non è poi così, se il mobile incontra per ostacolo una pietra dura: lo vediamo rimbalzare dopo l’urto, e per un verso contrario alla sua pri¬ ma direzione: un cotal moto si chiama riflesso. 422