Pagina:Leopardi - Dissertazioni filosofiche, Antenore.djvu/35


dissertazione sopra l’ente in generale

prietà, ed in qualsivoglia occasione poiché se ciò non si ammettesse il nulla potrebbe ancor sussistere non essendovi alcuna ragion sufficiente della sua niuna esistenza. Dagli avversarj del sopraddetto principio dimostrar si dovrebbe che alcuna causa non può esservi di quegli esperimenti, di cui la ragione soltanto s’ignora il che dimostrar non potendosi alcerto, resterà sempre ferma, ed inconcussa la verità dell’ac[cen]nata proposizione.

Viene finalmente dai Filosofi annoverato tra le principali sentenze spettanti alla dottrina degli esseri quel principio, il quale afferma, che l’assoluta possibilità delle cose non è soggetta in alcun modo al Divino volere, cioè che l’Ente supremo non può rendere impossibile ciò, che è possibile, e vicendevolmente possibile ciò, che è per se medesimo impossibile, e repugnante. Una matura riflessione toglierà da siffatto principio quell’assurdo apparente, che a prima vista presentasi all’occhio ancora del più sagace indagatore del vero. Sono queste le principali leggi, che regolar debbono la natura, le proprietà, e le dottrine tutte degli esseri. Passeremo noi dunque partitamente ad esaminarle, e quei principali dogmi additeremo, che negli Ontologici studj vengono esposti.

Il nome di ente conviene non solo a ciò che attualmente sussiste ma a ciò ancora la di cui esistenza non ripugna, e non è per se stessa fisicamente impossibile, ossia ciò la di cui essenza