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JACQUES MATHURIN BRISSON che vi è opposta (176). Ma questa forza centrifuga non diminui¬ sce egualmente per tutto gli effetti della gravità, perchè ella è tanto maggiore in ciascuno de’ corpi che circolano, quanto maggiori sono i cerchi che descrivono in tempi eguali (281), poiché allora hanno più ve¬ locità. Ma quelli che sono sotto l’equatore 0 vicini ad esso descrivono cer¬ chi maggiori, che quei corpi che sono verso i poli; dunque gli effetti della gravità su quelli sono più diminuiti; tanto più che la forza centrifuga è direttamente opposta alla gravità sotto l’equatore, ed obliquamente op¬ posta in ogni altro luogo, e tanto più obliquamente quanto s’avvicinano ai poli: (...) I corpi dunque cadono più lentamente verso l’e¬ quatore che verso i poli. Questo è infatti ciò che è stato provato col¬ l’esperienza fatta a Caienna nel 1672 dal Richer. Osservò che un pendulo di una conveniente lunghezza per battere i secondi a Pa¬ rigi, misurava a Caienna tempi più lunghi, e faremo vedere (258) che il moto d’oscillazione di un pendulo è un effetto della gra¬ vità. 25. Brisson i, c. vii, §§ 258-262, 185-188 (Gravità, §§ 18-20): 258. Questo ci fa strada a parlare del moto d’oscillazione, per¬ chè il corpo che oscilla lo fa in virtù della sua gravità. Si chiama oscillazione o vibrazione di pendulo il moto d’un corpo pesan¬ te attaccato con un filo, o mediante una verga ad un punto fis¬ so, intorno al quale descrive un arco. Tale è il corpo A (fig. 29) attaccato ad un punto fisso C del filo CE, e che descrive l’arco BAD. La vera causa di questo moto è la gravità del corpo A, perchè se si porta questo corpo da A in B, e si abbandona a sé stesso; in virtù della gravità caderebbe secondo la direzione BH perpendicolare al- l’orizonte (202); ma essendo ritenuto dal filo CE ad una distanza sempre eguale dal punto C, non può discendere che descrivendo l’ar¬ co BA. Quando egli è arrivato al punto il più basso in A, ha acquistato per l’accelerazione della sua caduta una velocità eguale a quella che avrebbe acquistato cadendo verticalmente dall’altezza IA (256), la quale è capace di portarlo in un tempo eguale a quello della sua caduta ad una altezza eguale a quella da cui è disceso (255): è portato dunque in D, descrivendo l’arco AD, e ritardando la sua veloci¬ 365