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DISSERTAZIONE SOPRA L’ESSERE SUPREMO l’Abbate Sauri, se potesse darsi che Dio non fosse in una qualche parte del mondo, si potrebbe supporre eziandio, ch’egli non esistesse nella parte vicina, e così nelle altre. Si potrebbe supporre altresì, ch’egli non esistesse in verun luogo, e conseguentemente, ch’egli non esistesse. Dunque egli esiste per tutto, ed è immenso ». Dio è uno. La importanza di questo attributo (651 è tale, che tolta la unità di Dio non può affermarsi la di lui esistenza. «Deus si unus non est, non est» come esprimesi Tertulliano nel li¬ bro primo contro Marcione. E diffatto se si ammettesse la plu¬ ralità de’ Numi dovrebbon questi necessariamente esser enti imperfetti, giacche, per servirmi delle parole dal chiarissimo P. Paolo Segneri poste nell’aureo suo libro dell’Incredulo senza scusa, «per qual via dovrebbon distinguersi l’un dall’altro? Per via di qualche perfezione diversa, che in loro fosse, 0 d’imperfezione? Pervia d’imperfezione non è possibile perchè il Bene sommo debbe essere Bene esente d’ogni difetto. Dunque converrebbe, che si distinguessero a forza di perfezioni. Ma come ciò se il Bene sommo non può non accorle tutte? Niun di loro in tal caso sarebbe Dio, mentre a ciascun di loro manche¬ rebbe quel pregio, che fosse il proprio, e il preciso del suo consorte. Dun¬ que Iddio non può essere mai più d’uno: Porro nihil summum |66| bo- num, nisi plenis viribus unum... Oltre a che: 0 questa pluralità sarebbe dispiacevole a ciascun Dio, e ne seguirebbe, che ciascun di loro fosse infe¬ lice, mentre dovrebbe fra’ suoi contenti divorare questa amarezza di ha- ver collega, senza poterla mai digerire: 0 non sarebbe dispiacevole punto, e ne seguirebbe, che ciascuno fosse insensato mentre non sentirebbe un di¬ fetto, inevitabile al pari, ed interminabile, che non potrebbe dargli altro 341