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DISSERTAZIONE SOPRA LE DOTI DELL’ANIMA UMANA concedersi ancora la immortalità dell’anima, qua hanno rivolti tutti i loro sforzi onde costringere i seguaci della verità a cede¬ re finalmente a’ loro ingannevoli sofismi. Ma le invincibili ra¬ gioni, che a dimostrarla concorrono hanno sempre sostenuto il peso de’ contraij argomenti senza giammai lasciarsi abbattere. Tra queste possono annoverarsi le seguenti. L’uomo pensa, e però |29| ammessa la materialità della sua anima dovrà attribuir¬ si il pensiero alla materia. Ma posto che la materia pensi, o pen¬ serà ciascuna parte del corpo per se medesima, o il corpo tutto insieme. Impossibile è però, che ciascuna parte della materia pensi da se medesima mentre se ciò avvenisse l’uomo pensar dovrebbe eziandìo dopo la dissoluzion del suo corpo, anzi pu¬ re pensar dovrebbono i tronchi, e le piante, nelle quali sia pas¬ sata la materia del corpo medesimo, il che sarebbe un assurdo. Se dunque pensar non possono da se medesime le parti della materia, e se il corpo è composto di particelle non pensanti co¬ me potrà la disposizione, e l’ordine delle particelle suddette far sì, che il corpo atto divenga a pensare? Egli è certo che nulla si trova nell’effetto, che non si ritrovi ancor nella causa, assioma, che può opportunamente applicarsi al nostro caso. Par dunque evidentemente dimostrato, che il pensiero non può convenire alla materia. Di più se il pensiero |3o| appartenesse alla materia esso sarebbe una di lei modificazione intrinseca, giacché il pensiero si è quella azione interna, per cui la sostanza pensante secondo la espressione di un moderno autore «alio modo se ha- bet ad seipsam ». Ma se il pensiero fosse una intrinseca modifica¬ zione della materia esser dovrebbe necessariamente una mate¬ ria modificata, e perciò sarebbe esteso, divisibile, palpabile, il che è un assurdo; dunque il pensiero non può per niun modo appartenere alla materia. Di questa ultima ragione crede però aver trionfato un famoso empio il Sig.r Voltaire colla seguente 319