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I251 L’anima umana; sostanza nobilissima, ad immagine creata di un Ente perfettissimo, quella, che Regina impera sull’uni¬ verso tutto, quella, che dall’Essere supremo solo per se stesso creata aspirar può ad una inconcepibile felicità, essa appunto forma al presente l’oggetto del nostro discorso. Sembra, che l’uomo colpito al vedere la sublimità di quella sostanza, per cui egli distinguesi da ogni altro esser creato, proccurar non debba, che aggrandir col pensiero immaginoso la nobiltà della sua ani¬ ma, ed ognorpiù attribuirgli di pregevoli doti, e di sublimi qua¬ lità, cercando di sempre accrescer quell’impero, che sebben da limiti circoscritto in estension vastissima dato fugli però dal¬ l’Ente supremo. Eppure, oh forza indicibile delle umane in¬ sensate passioni! sembra anzi, che tutti i sedicenti Filosofi altro non cerchino, che togliere a questa nobilissima sostanza ogni pregio, ed \z6 \ abbassarla perfino a renderla uguale a’ bruti me¬ desimi, de’ quali ebbe il dominio. Quale a sminuire il suo im¬ pero sulle creature si sforza di farci intendere, che altri mondi vi sono infiniti, ed altri esseri forse ancora di noi più sublimi, pe’ quali solo, e non per gli uomini, e stelle create furono, e pia¬ neti: quale vuol dimostrarci, che l’uomo non ha sulle bestie al¬ cun dritto, e che ingiustamente noi aggioghiamo i tori, e addo- miamo i generosi puledri, e tendiamo insidie a’ volatili nell’a¬ ria, ed a’ pesci nell’acqua, e che ingiustamente noi ci pasciam de’ lor prodotti, e le nostre mense cuopriamo delle lor carni barbaramente apprestate da crudel cuoco, il quale non arrossi¬ sce di disegnar le vivande su bestie ancor vive, e giusta la espression di Plutarco « dapes parare, digerereque condimenta certa, 317