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DISSERTAZIONI MORALI virtù morali, ma solo nel novero di quelle qualità dell’animo umano, che non sono nè vizj nè virtù. Certo peccaminoso dir non si può il difetto di questa qualità; come avvenir dovrebbe se ella fosse virtù; altramente ogni uomo dir si dovrebbe reo di tal colpa. Sembra dunque, che la virtù eroica non debba nove¬ rarsi, che tra le qualità dell’animo, di cui trattiamo come fece saggiamente Aristotele. |68| Segue nella enunciata enumerazione delle qualità dell’a¬ nimo umano, che non sono nè vizj, nè virtù, la tolleranza, la quale fa sì, che l’uomo per una certa disposizione alla virtù del¬ la fortezza sostenga con animo quieto, e composto le avversità, e il dolore senza turbarsene più di ciò, che ragion vuole. Nè un uomo intollerante pecca cedendo al dolore, poiché sforzandosi egli di resistergli, e lasciandosi poi vincere dalla sua violenza non può ciò per niun modo ascriversegli a vizio qualora non degeneri in soverchio difetto di fortezza. La verecondia, di cui parla Aristotele non versa intorno alla povertà, all’ignoranza, o ad altre simili cose, ma bensì intorno alla colpa, ed al vizio, ed ha luogo allorquando l’uomo cono¬ scendo di aver operato poco onestamente ne sente, e mostra vergogna, e rossore. Egli è certo, che la verecondia è una delle più pregevoli qualità dell’animo umano mentre chi la possiede mostra pentimento della commessa azione, e sembra 1691 dispo¬ sto a seguir nell’avvenire le leggi dell’onestà, e colui, che di nulla arrossisce mostra gran disposizione al vizio, e sembra co¬ me compiacersi della colpa. Non è però a dirsi esser virtù la ve¬ recondia mentre questa non si acquista per abito, o per eserci¬ 286