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DISSERTAZIONI MORALI mente consentaneo alla retta ragione; mentre quelle proposizio¬ ni, che si stiman vere al presente dovranno sempre essere state, e sempre |6o| rimaner vere, e la lor verità sarà assolutamente neces¬ saria su di che non credo sia duopo instituire argomento bastan¬ temente ciò dimostrandosi da’ metafìsici, a’ quali sembrami ap¬ partenere un tale assunto assai più, che ai morali Filosofi. Alla seconda classe di virtù intellettuali vale a dire a quella, che spetta alla facoltà deliberativa, appartengono la prudenza, e l’arte. La Prudenza, la più sublime, e più nobile tra tutte le vir¬ tù intellettuali, è quella virtù, per cui l’uomo conosce facil¬ mente ciò, che gli convien di fare, vale a dire quali azioni son per condurlo alla felicità. Ed essendo la felicità posta principal¬ mente nell’esercizio della virtù può dirsi per ciò, che la pru¬ denza sia un abito di discernere prontamente quali siano le azioni virtuose, e quali di queste egli far debba all’occasione. Sono dunque materia della prudenza le azioni, che all’uomo si convien di fare, ed in particolar modo le azioni virtuose, ma so¬ lo in quanto esse son da conoscersi non in quanto sono da farsi, il che spetta alla volontà. Non è però, che la prudenza chiamar non si debba abito pratico giacché \6i\ ordinando ella distin¬ guendo, ed imponendo ancora quelle cose, che stima all’uom convenirsi può in certo modo contarsi tra le virtù pratiche. Su di che aggiungeremo ancora un’altra ragione apportata da un moderno Filosofo, ed è, che due sorte di giudicj debbon consi¬ derarsi nella prudenza, l’uno cioè speculativo, e l’altro pratico. Il primo ha luogo allor quando l’uomo considera se l’azione 280