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275 |54| -L’anima umana in quanto eli’è ragionevole ha in se due potenze, all’una delle quali si dà il nome d’intelletto, all’altra di volontà. Alla prima appartiene il conoscere, e il giudicare alla seconda il volere. Ed in quanto alla prima cioè l’intelletto, comprende questa secondo Aristotele due facoltà, l’una chiama¬ ta contemplativa, e l’altra deliberativa. Per la contemplativa l’uomo non fa che contemplar le cose affine di conoscerle, co¬ me fa colui, il quale considera la struttura di una pianta, le pro¬ prietà della linea, o altre simili cose. Per la facoltà deliberativa l’uomo considera le cose non sol per conoscerle ma ancora per deliberarvi sopra, e determinarsi, come fa appunto colui, il quale considera se il beneficar gl’inimici sia azione onesta, per poi determinarsi su di ciò, ed operare a seconda del giudicio formato dalla facoltà deliberativa. Ora essendo certo che l’uo¬ mo non vuole alcuna cosa se non considerandola sotto l’aspet¬ to di bene, e non ne rigetta alcun’altra se non riguardandola sotto l’aspetto di male, e potendo [551 l’uomo ingannarsi con fa¬ cilità grandissima talché a lui sembri bene ciò, che è male in realtà, e male ciò, che veramente è bene, vedesi quanto sia al- l’uom necessario un abito, contratto per il lungo uso, ed eserci¬ zio, di conoscere rettamente, e rettamente giudicare, il qual abito chiamasi virtù intellettuale perchè risiedente nell’intel¬ letto. Ciò, che dicesi della facoltà deliberativa può, e deve in¬ tendersi ancora della facoltà contemplativa, la quale è soggetta ancor essa alla facilità di commetter degli errori sebbene ella 276