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DISSERTAZIONI MORALI quel, che richiede la proporzione tra il merito, e il premio, o il delitto, e la pena manca alla giustizia distributiva nè tuttavìa è sempre degno di biasimo mentre gastigando men di quel, che richiede la proporzione tra il delitto, e la pena può uno usar clemenza, e non giustizia, ovvero usar liberalità premiando più di ciò, che richiede la suddetta proporzione tra il merito, e il premio. La giustizia commutativa è quella, per cui si fa tra gli uomini cambio di beni, e di roba senza, che l’uno de’ commu¬ tanti resti soverchiato dall’altro. Questa giustizia |5i| consiste nell’eguaglianza tra i beni, che si commutano giacché condu¬ cendo i beni di lor natura alla felicità, e avendo ognuno ugual diritto a conseguirla giusto non sarebbe il cambio di detti beni se tutti ugualmente non conducessero alla felicità. E quei beni, che per se stessi non hanno tra loro alcuna proporzione come sarebbono una casa, ed un podere, un oriuolo, ed una pittura, e simili divengono uguali tra loro per riguardo al denaro, il quale serve a stabilire l’uguaglianza tra cose fra di se dissomigliantis¬ sime. Colui, che dà meno di quel che riceve, o più riceve di quel, che dà, il che in diversi termini esprime la cosa medesima manca alla giustizia commutativa, e da ciò possono intendersi i suoi estremi. Tra tutti gli antichi Greci Aristide fu quello, che più d’ogni altro meritossi il nome di giusto, il quale però fu causa di molte sue sventure. Avendo Temistocle concepito un disegno di grande utilità agli Ateniesi egli richiese in pubblica assemblèa di palesarlo ad un solo a scelta del popolo. Questo elesse tra tutti Aristide a cui, trattolo in disparte, manifestò Temi¬ stocle il suo progetto. \s2\Aristide uditolo disse al popolo, che nul¬ la potea esservi di più utile, ma nel tempo stesso nulla di più in- 272