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DISSERTAZIONI MORALI gnanimità cioè, e di un’altra, che egli stesso non seppe come no¬ minare, le quali non sono certamente di grande importanza al- l’uman vivere, e furono da molti Filosofi escluse dal novero delle virtù. Seguendo mai sempre nel restante le traccie d’Ari¬ stotele noi proporremo la definizione delle diverse specie di virtù Morali, e ne assegneremo gli estremi brevemente trattan¬ do sul fine delle colpe, e de’ vizj. Prima nel novero delle virtù da noi sovraccennato si (43! è la Fortezza. Questa virtù è quella, per cui l’uomo sopporta con animo grande le avversità, e le sventure, ed incontra con forte petto i pericoli, vale a dire non li teme più di quello, che detta¬ gli la ragione. Nè alla virtù della Fortezza si oppone colui, il quale si attrista nelle sventure, ma bensì colui, che troppo si at¬ trista nè cerca di consolarsi, e di animarsi con quei beni, che an¬ cor gli restano, e specialmente con il piacere, che a ciascuno ar¬ reca l’esatta osservanza delle regole dell’ onesto. Scipione Africa¬ no, che accusato dagl’ingrati Cittadini di delitti a lui sconosciuti sopporta con animo invitto le sventure, che da siffatte calunnie derivangli, e cerca di sollevare il suo animo collo studio delle lettere, e colle delizie della villa di Linterno ci somministra un perfetto esempio di uomo forte, e magnanimo. Gli estremi della Fortezza sono come è assai chiaro la pusillanimità, e l’au¬ dacia. Dolone presso Omero, e Corebo presso Virgilio ci presenta¬ 2 66