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DISSERTAZIONI MORALI nell’uom, che la fa, su di che prosegue Aristotele nella seguen¬ te maniera. Sonovi alcune azioni, le quali considerate ancora nell’uom, che le fa non posson chiamarsi nè oneste nè disone¬ ste, come sarebbe per cagion d’esempio il prender medicina per ricever la sanità. Che se qualcuno ci opponesse, che allor¬ quando l’uomo prende la medicina per ricever la sanità obbe¬ disce alla ragione, che l’obbliga a conservarsi in vita perii bene de’ suoi simili, ed in conseguenza fa cosa buona ed onesta, noi risponderemmo, che colui, che prende la medicina fa cosa buona, ed onesta, ma non già per fine di onestà bensì per istar sano, e piuttosto per amor di se stesso, che per amor dell’onesto laonde non fa azione onesta ma non perciò disonesta, e per conseguenza indifferente. A tutto ciò rispondono alcuni Cri¬ stiani Teologi, che l’onestà, o disonestà di un’azione indiffe¬ rente vien determinata dal fine, a cui essa è diretta, e |4o| conse¬ guentemente essendo l’uomo creato sol per Iddio, e dovendo a lui riferire tutte le sue opere, oneste saran quelle azioni, che son dirette al Divin servigio, e al conseguimento della vita eterna, e disoneste quelle, che da questi fini si allontanano, ed in tal modo vengono essi a togliere ogni azione indifferente. Su di che rimanendo noi indecisi come stabilimmo lasceremo allo studioso giovanetto la libertà di appigliarsi a quel partito, che verrà da lui riputato il migliore, e concluderemo riflettendo as¬ sai brevemente sull’utilità della moral Filosofia, delle cui dot¬ trine compilammo fmaddora una delle parti più interessanti all’uman vivere. A gran torto vien dagli studiosi fanciulli tra¬ scurata una tale scienza, la quale a preferenza delle altre che so¬ 262