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DISSERTAZIONE SOPRA LA FELICITÀ renza però, che ne’ dilettevoli si trova il piacere ricercandolo, laddove negli onesti si ritrova senza cercarlo. Alcuni aggiungo¬ no a questi beni quelli, che essi appellano utili senza avvedersi, che l’utile non è per se medesimo un bene, ma un mezzo per giungere all’acquisto del bene. E riguardo a ciò, che appellasi utile eli’è questione agitata tra i Filosofi se l’azione contraria alle leggi naturali possa giammai chiamarsi utile. Tenendo gli Stoici per fermo principio, che la felicità non sia posta, che nel¬ la virtù affermano, che questa sorta 1171 di azioni non può giam¬ mai chiamarsi utile giacché non conduce anzi allontana l’uo¬ mo dalla felicità allentandolo dalla virtù. Questa opinione però potrebbe facilmente dimostrarsi falsa per esser falso il princi¬ pio su cui ella è fondata: ma in qualunque modo ciò esser si vo¬ glia, è certo, che le azioni opposte alle leggi naturali come an¬ cora alle leggi Divine, e civili non possono giammai chiamarsi veramente utili giacché essendo la felicità civile posta nella somma di tutti i beni che si convengono alla natura dell’uomo, e per conseguenza non meno nel piacere, che nella virtù, utili chiamarsi non possono, che quelli i quali, o all’uno, e all’altra conducono l’uomo, o all’uno soltanto senza allontanarlo dal¬ l’altra, non mai però quelle, che conducendo solo al piacere al¬ lontanano l’uomo dalla virtù. Noi terminiamo coll’affermare, che in questa sola è riposta la vera felicità civile, e naturale, e che questa è il solo mezzo per giungere a quella felicità, cui solo tendere dovrebbono i pensieri, e le operazioni tutte dell’uom Cattolico. Possano |i8j finalmente riconoscer gli uomini questa importantissima veri¬ tà, e indirizzarsi a quel fine, che solo forma lo scopo di tutti i precetti della Moral Filosofia. 247