menti, Cicerone dice che Teofrasto in un libro che scrisse delle ricchezze, si distendeva molto a lodare la magnificenza e l’apparato degli spettacoli e delle feste popolari, e metteva nella facoltà di queste spese molta parte dell’utilità che proviene dalle ricchezze. La qual sentenza è biasimata da Cicerone e data per assurda. Io non voglio contendere con Cicerone sopra questa materia, sebbene io so e vedo ch’egli si poteva ingannare e tastar le cose con quella filosofia che penetra poco addentro. Ma l’ho per uomo così ricco d’ogni virtù privata e civile, che non mi basta l’animo d’imputargli che non conoscesse i maggiori incitamenti e i più fermi propugnacoli della virtù che s’abbiano a questo mondo, voglio dir le cose appropriate a stimolare e scuoter gli animi ed esercitare la facoltà dell’immaginazione. Solamente dirò che qualunque o fra gli antichi o fra’ moderni conobbe meglio e sentì più forte e più dentro al cuor suo la nullità d’ogni cosa e l’efficacia del vero, non solamente non procurò che gli altri si riducessero in questa sua condizione, ma fece ogni sforzo di nascon-