i libri politici o appartenenti alle leggi e quasi si tutti quelli di metafisica. Oltre di ciò, non che i filosofi antichi lo celebrassero per aver veduto più di loro, anzi per questo rispetto lo vituperarono e maltrattarono, e particolarmente quelli, tanto meno sottili quanto più superbi, i quali si compiacevano d’affermare e di sostenere che il sapiente è felice per se, volendo che la virtù o la sapienza basti alla beatitudine, quando sentivano pur troppo bene in se medesimi che non basta, se però avevano effettivamente o l’una o l’altra di quelle condizioni. Della qual fantasia non pare che i filosofi sieno ancora guariti, anzi pare che sieno peggiorati non poco, volendo che ci debba menare alla felicità questa filosofia presente, la quale in somma non dice e non può dir altro, se non che tutto il bello, il piacevole e il grande è falsità e nulla. Ma per non dividerci da Teofrasto, i più degli antichi erano incapaci di quel sentimento doloroso e profondo che l’animava. Teofrasto è malmenato nei libri e nelle scuole di tutti i filosofi per aver lodato nel Callistene quel motto: non la sapienza ma