della sua morte non si potevano chiamare infelici, e non pare che Teofrasto se ne potesse rammaricare, avendo conseguito e goduto fino allora per lunghissimo spazio il suo principale intento, ch’era stata la gloria. Laddove il concetto di Bruto fu come un’ispirazione della calamità, la quale alcune volte ha forza di rivelare all’animo nostro quasi un’altra terra, e persuaderlo vivamente di cose tali, che ci bisogna poi lungo tempo a fare che la ragione le trovi da se medesima, e le insegni all’universale degli uomini, o anche de’ filosofi solamente. E in questa parte l’effetto della calamità si rassomiglia al furore de’ poeti lirici, che d’un’occhiata (come quelli che si vengono a trovare quasi in grandissima altezza) scuoprono tanto paese quanto non ne sanno scoprire i filosofi nel tratto di molli secoli. In quasi tutti i libri antichi (o filosofi o poeti o storici o qualunque sieno gli scrittori) s’incontrano molte sentenze dolorosissime che sebbene oggidì corrono più volgarmente, non per questo si può dire che fra gli uomini di quei tempi fossero pellegrine. Ma per lo più derivano dalla mi-