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        Madri d’imbelle prole
V’incresca esser nomate. I danni e ’l pianto
De la virtude a tollerar s’avvezzi
La stirpe vostra, e quel che pregia e cole
65Il vergognoso tempo, abborra e sprezzi;
Cresca a la patria, e gli alti gesti, e quanto
A gli avi suoi deggia la terra impari.
Qual de’ vetusti eroi
Tra le memorie e ’l grido
70Crescean di Sparta i figli al greco nome;
Fin che la sposa giovanetta il fido
Brando cingeva al caro lato, e poi
Spandea le negre chiome
Sul corpo esangue e nudo
75Quando reddia nel conservato scudo.