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del Poliziano1. Nè SI CREDEVA ancor LA VITA A’ VENTI. E questo, ch’è del Guarini2. Dunque A L’AMANTE L’ONESTÀ CREDESTI? Al che l’autore medesimo fa quest’annotazione3. Ripiglia acutamente Nicandro la parola di credere, ritorcendola in Amarilli con la forza d’un altro significato, che ottimamente gli serve; perciocchè il verbo credere nel suo volgare e comunissimo sentimento significa dar fede; e in questo l’usa Amarilli. Significa ancora confidare sopra la fede, sì come l’usano molte volte i latini; e in questo l’usa Nicandro in significazione attiva, volendo dire. Dunque confidasti tu in mano dell’amante la tua onestà? E forse il Molza ebbe la medesima intenzione de’ poeti sopraddetti usando il verbo credere in questo verso della Ninfa Tiberina4: Troppo credi e commetti al torto lido.

  1. Stanze, l. 1, st. 20.
  2. Past. Fido, At. 4, sc. 5, v. 101.
  3. P. F. Ven. app. G. B. Ciotti, 1602, p. 292.
  4. st. 30.