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della paura: non che dinotino la paura assolutamente nè di proprietà loro. E spessissime volte non hanno da far niente con questa passione, e quando s’appagano del senso proprio e quando anche non s’appagano. Ma la Crusca termina il significato di trepido in quello di timoroso. Va errata: e se non credi a me, che non son venuto al mondo fra il dugento e il seicento, e non ho messo i lattaiuoli, nè fatto a stacciabburatta in quel di Firenze, credi al Rucellai, ch’ebbe l’una e l’altra virtù: Allor1 concorron TREPIDE, e ciascuna Si mostra ne le belle armi lucenti,... e con voce alta e roca Chiaman la gente in lor linguaggio a l’arme. Questa è la paura dell’api trepide. E così la sentenza come la voce ritrassela il Rucellai da Virgilio2: Tum TREPIDAE inter se coeunt, pennisque coruscant,... magnisque vocant clamoribus hostem. Anche il testimonio dell’Ariosto, benchè l’Ariosto non fu toscano, potrebb’essere che fosse credu-

  1. Api, v. 272.
  2. Georg. l. 4, v. 73.