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principii del cinquecento l’imperfezione della lingua e dello stile italiano), dall’altro lato arricchirono straordinariamente il predetto poema di voci, metafore, locuzioni, che quanto hanno d’ardire, tanto sono espressive e belle; e quante potrebbero giovare, non solamente agli usi poetici, ma eziandio gran parte di loro alla prosa, tanto in ogni modo sono tutte sconosciutissime al più degli scrittori presenti.
CANZONE SESTA
I, 1. Poi che divelta, ne la tracia polve
Giacque . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Prepara.
Acciò che questa mutazione di Tempo non abbia a pregiudicare agli stomachi gentili de’ pedagoghi, la medicheremo con un pizzico d’autorità virgiliana. Postquam res Asiae, Priamique evertere gentem Immeritam VISUM Superis, CECIDITQUE superbum Ilium et omnis humo FUMAT neptunia Troia; Diversa exsilia et desertas quae-