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IV, 3. A te cui fato aspira
           Benigno.

I vari usi del verbo aspirare cercali nei buoni scrittori latini e italiani; chè, se ti fiderai del Vocabolario della Crusca, giudicherai che questo verbo propriamente e unicamente significhi desiderare e pretendere di conseguire, laddove questa è forse la più lontana delle metafore che soglia patire il detto verbo. E ti farai maraviglia come Giusto de’ Conti1 pregasse Amore che gli affrancasse e aspirasse la lingua, e come il Molza2 dicesse che la fortuna aspirava lieto corso ad Annibal Caro, e il Rucellai che il sole aspira vapori caldi e che il vento aspira il freddo boreale3 e che l’orto aspira odor di fiori e d’erbe4, e come Remigio Fiorentino (avverti questo soprannome) scrivesse in figura di Fedra5: IL

  1. Bella mano, canz. 1, st. 1.
  2. Son. Voi cui Fortuna lieto corso aspira.
  3. Api, v. 159.
  4. v. 404.
  5. Epist. 4 d’Ovid. v. 309.