E demenza maggior l’offeso Olimpo
N’armaro incontra, e la negletta mano
De l’altrice Natura; onde la viva
Fiamma n’increbbe, e detestato il parto 20Fu dal grembo materno, e violento
Emerse il disperato Erebo in terra.
Tu primo il giorno, e le purpuree faci
De le rotanti spere e la novella
Prole de’ campi, o duce antico e padre 25De l’umana famiglia, e tu l’errante
Per li giovani prati aura contempli.
Quando le rupi e le deserte valli
Precipite l’alpina onda fería
D’inudito fragor; quando gli ameni 30Futuri seggi di lodate genti
E di cittadi romorose, occulta
Pace regnava; e gl’inarati colli
Solo e muto ascendea l’aprico raggio
Di febo e l’aurea luna. Oh fortunata, 35Di colpe ignara e di lugubri eventi,
Erma terrena sede! Oh quanto affanno