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        Nè de l’umano affanno,
Rigide balze, i luttuosi accenti
60Voi negletti ferìr mentre le vostre
Paurose latebre Eco solinga,
Non vano error de’ venti,
Ma di ninfa abitò misero spirto,
Cui grave amor, cui duro fato escluse
65De le tenere membra. Ella per grotte,
Per nudi scogli e moribonde arene
Le non ignote ambasce e l’alte e rotte
Nostre querele al curvo
Etra insegnava. E te d’umani eventi
70Disse la fama esperto,
Flebile augel che tra chiomato bosco
Non lunge il rinascente anno salúti,
E lamentar ne l’alto
Ozio de’ campi, a l’aer muto e fosco,
75Antichi danni e scellerato scorno,
E da nefando suol profugo il giorno.