Con certo cor giammai, fra tante ambasce,
Quel fiero giorno biasimar sostenni.
130Or tu vivi beata, e il mondo abbella,
Elvira mia, col tuo sembiante. Alcuno
Non l’amerà quant’io l’amai. Non nasce
Un altrettale amor. Quanto, deh quanto
Dal misero Consalvo in sì gran tempo 135Chiamata fosti, e lamentata, e pianta!
Come al nome d’Elvira, in cor gelando,
Impallidir; come tremar son uso
All’amaro calcar della tua soglia,
A quella voce angelica, all’aspetto 140Di quella fronte, io ch’al morir non tremo!
Ma la lena e la vita or vengon meno
Agli accenti d’amor. Passato è il tempo,
Nè questo dì rimemorar m’è dato.
Elvira, addio. Con la vital favilla 145La tua diletta immagine si parte
Dal mio cor finalmente. Addio. Se grave
Non ti fu quest’affetto, al mio feretro
Dimani all’annottar manda un sospiro.
Tacque: nè molto andò, che a lui col suono 150Mancò lo spirto; e innanzi sera il primo
Suo dì felice gli fuggia dal guardo.