Al cui supremo danno 170Il vostro solo è tal che s’assomigli.
Di voi già non si lagna
La patria vostra, ma di chi vi spinse
A pugnar contra lei,
Sì ch’ella sempre amaramente piagna 175E il suo col vostro lacrimar confonda.
Oh di costei che tanta verga strinse
Pietà nascesse in core
A tal de’ suoi ch’affaticata e lenta
Di sì buia vorago e sì profonda 180La ritraesse! O glorioso spirto,
Dimmi; d’Italia tua morto è l’amore?
Dì: quella fiamma che t’accese, è spenta?
Dì: nè più mai rinverdirà quel mirto
Ch’alleggiò per gran tempo il nostro male? 185Nostre corone al suol fien tatte sparte?
Nè sorgerà mai tale
Che ti rassembri in qualsivoglia parte?
In eterno perimmo? e il nostro scorno
Non ha verun confine? 190Io mentre viva andrò sclamando intorno,
Volgiti agli avi tuoi, guasto legnaggio;
Mira queste ruine
E le carte e le tele e i marmi e i templi;