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di dante 17

Vedi guasta colei che sì meschina
Te salutava allora
Che di novo salisti al paradiso!
95Oggi ridotta sì che a quel che vedi,
Fu fortunata allor donna e reina.
Tal miseria l'accora
Qual tu forse vedendo a te non credi.
Taccio gli altri nemici e l'altre doglie;
100Ma non la più recente e la più fera,
Per cui presso alle soglie
Vide la patria tua l'ultima sera.

     Beato te che il fato
A viver non dannò fra tanto orrore;
105Che non vedesti in braccio
L’itala moglie a barbaro soldato;
Non predar, non guastar cittadi e colti
L'asta inimica e il peregrin furore;
Non degl’itali ingegni
110Tratte l'opre divine a miseranda
Schiavitude oltre l’alpe, e non de’ folti
Carri impedita la dolente via;
Non gli aspri cenni ed i superbi regni;
Non udisti gli oltraggi e la nefanda
115Voce di libertà che ne schernia
Tra il suon delle catene e de’ flagelli.
Chi non si duol? che non soffrimmo? intatto