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138 aspasia

Fastidi impallidir, brillare in volto
100Ad un segno cortese, ad ogni sguardo
Mutar forma e color. Cadde l’incanto,
E spezzato con esso, a terra sparso
Il giogo: onde m’allegro. E sebben pieni
Di tedio, alfin dopo il servire e dopo
105Un lungo vaneggiar, contento abbraccio
Senno con libertà. Che se d’affetti
Orba la vita, e di gentili errori,
È notte senza stelle a mezzo il verno,
Già del fato mortale a me bastante
110E conforto e vendetta è che su l’erba
Qui neghittoso immobile giacendo,
Il mar la terra e il ciel miro e sorrido.