Conoscendo, s’adira; e spesso incolpa
La donna a torto. A quella eccelsa imago
Sorge di rado il femminile ingegno; 50E ciò che inspira ai generosi amanti
Le sua stessa beltà, donna non pensa,
Nè comprender potria. Non cape in quelle
Anguste fronti ugual concetto. E male
Al vivo sfolgorar di quegli sguardi 55Spera l’uomo ingannato, e mal richiede
Sensi profondi, sconosciuti, e molto
Più che virili, in chi dell’uomo al tutto
Da natura è minor. Che se più molli
E più tenui le membra, essa la mente 60Men capace e men forte anco riceve.
Nè tu finor giammai quel che tu stessa
Inspirasti alcun tempo al mio pensiero,
Potesti, Aspasia, immaginar. Non sai
Che smisurato amor, che affanni intensi, 65Che indicibili moti e che deliri
Movesti in me; nè verrà tempo alcuno
Che tu l’intenda. In simil guisa ignora
Esecutor di musici concenti
Quel ch’ei con mano e con la voce adopra 70In chi l’ascolta. Or quell’Aspasia è morta
Che tanto amai. Giace per sempre, oggetto
Della mia vita un dì; se non se quanto,