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IX.


ULTIMO CANTO


DI SAFFO.


Placida notte, e verecondo raggio
De la cadente luna; e tu che spunti
Fra la tacita selva in su la rupe,
Nunzio del giorno; oh desiate e care
5(Mentre ignote mi fur l’erinni e ’l fato)
Sembianze a gli occhi miei; già non arride
Spettacol molle a i disperati affetti.
Noi l’insueto allor gaudio ravviva
Quando per l’etra liquido si volve
10E per li campi trepidanti il flutto
Polveroso de’ Noti, e quando il carro,
Grave carro di Giove a noi sul capo,
Tonando, il tenebroso aere divide.
Noi per le balze e le profonde valli
15Natar giova tra’ nembi, e noi la vasta
Fuga de’ greggi sbigottiti, o d’alto