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canto vii. | 68 |
Ma di ninfa abitò misero spirto,
Cui grave amor, cui duro fato escluse
65De le tenere membra. Ella per grotte,
Per nudi scogli e desolati alberghi
Le non ignote ambasce e l’alte e rotte
Nostre querele al curvo
Etra insegnava. E te d’umani eventi
70Disse la fama esperto,
Musico augel che tra chiomato bosco
Or vieni il rinascente anno cantando,
E lamentar ne l’alto
Ozio de’ campi, e l’aer muto e fosco,
75Antichi danni e scelerato scorno,
E d’ira e di pietà pallido il giorno.
Ma non cognato al nostro
Il gener tuo; quelle tue varie note
Dolor non forma, e te di colpa ignudo,
80Men caro assai la bruna valle asconde.
Ahi ahi, poscia che vote
Son le stanze d’Olimpo, e cieco il tuono
Per l’atre nubi e le montagne errando,
Gl’iniqui petti e gl’innocenti a paro
85In freddo orror dissolve; e poi ch’estrano
Il suol nativo, e di sua prole ignaro