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60 | canto vi. |
65Ne’ rudi tronchi, o da montano sasso
Dare al vento precipiti le membra,
Lor suadesse affanno;
Al misero desio nulla contesa
Legge arcana farebbe
70O tenebroso ingegno. A voi, fra quante
Stirpi il cielo avvivò, soli fra tutte,
Figli di Prometéo, la vita increbbe;
A voi le morte ripe,
Se ’l fato ignavo pende,
75Soli, o miseri, a voi Giove contende.
E tu dal mar cui nostro sangue irriga,
Candida luna, sorgi,
E l’inquieta notte e la funesta
A l’ausonio valor campagna esplori.
80Cognati petti il vincitor calpesta,
Fremono i poggi, da le somme vette
Roma antica ruina;
Tu sì placida sei? Tu la nascente
Lavinia prole, e gli anni
85Lieti vedesti, e i memorandi allori;
E tu su l’alpe l’immutato raggio
Tacita verserai quando ne’ danni
Del servo italo nome,