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canto v. | 55 |
40De le italiche moli
Insultino gli armenti, e ’l greve aratro
Sentano i sette colli; e pochi Soli
Forse fien vòlti, e le città latine
Abiterà la cauta volpe, e l’atro
45Bosco mormorerà fra le alte mura;
Se la funesta de le patrie cose
Obblivion da le perverse menti
Non isvelgono i fati, e la matura
Clade non torce da le abbiette genti
50Il ciel fatto cortese
Dal sovvenir de le passate imprese.
A la patria infelice, o buon garzone,
Sopravviver ti doglia.
Chiaro per lei stato saresti allora
55Che del serto fulgea di ch’ella è spoglia,
Nostra colpa e fatal. Passò stagione,
Chè nullo di tal madre oggi s’onora:
Ma per te stesso al polo ergi la mente.
Nostra vita a che val? solo a spregiarla;
60Beata allor che ne’ perigli avvolta,
Se stessa obblia, nè de le putri e lente
Ore il danno misura e ’l flutto ascolta;
Beata allor che ’l piede
Spinto al varco leteo, più grata riede.