110Tratte l’opre divine a miseranda
Schiavitude oltre l’alpe, e non de’ folti
Carri impedita la dolente via;
Non gli aspri cenni ed i superbi regni;
Non udisti gli oltraggi e la nefanda 115Voce di libertà che ne schernia
Tra ’l suon de le catene e de’ flagelli.
Chi non si duol? che non soffrimmo? intatto
Che lasciaron quei felli?
Qual tempio, quale altare o qual misfatto?
120Perchè venimmo a sì perversi tempi?
Perchè ’l nascer ne désti o perchè prima
Non ne désti il morire,
Acerbo fato? onde a stranieri ed empi
Nostra patria vedendo ancella e schiava, 125E da mordace lima
Roder la sua virtù, di null’aita
E di nullo conforto
Lo spietato dolor che la stracciava
Ammollir ne fu dato in parte alcuna. 130Ahi non il sangue nostro e non la vita
Avesti, o cara, e morto
Io non son per la tua cruda fortuna.
Qui l’ira al cor, qui la pietade abbonda: