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160 | canto xxiii. |
Giù da’ colli e da’ tetti,
A la luce del vespro e de la luna.
20Or la squilla dà segno
De la festa che viene;
Ed a quel suon diresti
Che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
25Su la piazzuola in frotta,
E qua e là saltando,
Fanno un lieto romore:
E intanto riede a la sua parca mensa,
Fischiando, il zappatore,
30E seco pensa al dì del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
E tutto l’altro tace,
Odi il martel picchiare, odi la sega
Del legnaiuol, che veglia
35Ne la chiusa bottega a la lucerna,
E s’affretta, e s’adopra
Di fornir l’opra anzi il chiarir de l’alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
40Diman tristezza e noia