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canto xxi. 149


90Solitudine immensa? ed io che sono?
Così meco ragiono: e de la stanza
Smisurata e superba,
E de l’innumerabile famiglia;
Poi di tanto adoprar, di tanti moti
95D’ogni celeste, ogni terrena cosa,
Girando senza posa,
Per tornar sempre là donde son mosse;
Uso alcuno, alcun frutto
Indovinar non so. Ma tu per certo,
100Giovinetta immortal, conosci il tutto.
Questo io conosco e sento,
Che de gli eterni giri,
Che de l’esser mio frale,
Qualche bene o contento
105Avrà fors’altri; a me la vita è male.

     O greggia mia che posi, oh te beata,
Che la miseria tua, credo, non sai!
Quanta invidia ti porto!
Non sol perchè d’affanno
110Quasi libera vai,
Ch’ogni stento, ogni danno,
Ogni estremo timor subito scordi;
Ma più perchè giammai tedio non provi.