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canto xxi. 147


Prova pena e tormento
Per prima cosa; e in sul principio stesso
La madre e il genitore
Il prende a consolar de l’esser nato.
45Poi che crescendo viene
L’uno e l’altro il sostiene, e via pur sempre
Con atti e con parole
Studiasi fargli core
E consolarlo de l’umano stato:
50Altro officio più grato
Non si fa da parenti a la lor prole.
Ma perchè dare al sole,
Perchè reggere in vita
Chi poi di quella consolar convenga?
55Se la vita è sventura,
Perchè da noi si dura?
Intatta luna, tale
È lo stato mortale.
Ma tu mortal non sei,
60E forse del mio dir poco ti cale.

     Pur tu, solinga, eterna peregrina,
Che sì pensosa sei, tu forse intendi,
Questo viver terreno,
Il patir nostro, il sospirar, che sia;